giovedì 5 giugno 2008

Mia sorella Antonietta

Voglio dedicare uno spazio particolare a Tetta, una delle mie sorelle, anche se so che tra fratelli non drovrebbero esserci graduatorie di simpatia. Provo affetto per tutti, ma per Antonietta sento un legame particolare, forse perchè da quando siamo partite dalla Sardegna abbiamo vissuto per molti anni insieme condivedendo gioie e dolori. Per me lei è sempre stata un punto di riferimento importante, ho avuto sempre la certezza che in qualsiasi momento avessi bisogno, lei c'era. Mi è stata di fondamentale aiuto quando i miei due figli erano piccoli.
Anch'io in qualche modo ho cercato di ricambiare essendo a mia volta disponibile con lei. Abitiamo ancora nella stessa città quindi anche questo ci tiene piu unite.
Antonietta è una persona sensibile, disponibile, amante della giustizia sempre pronta a difendere i più deboli, responsabile, buona e paziente.
Se dovessi trovarle un difetto direi che è "un pò permalosa".

Ha la passione del ricamo, ha ereditato da mia madre l'abilità nel realizzare lavori a sfilato sardo che esegue con estrema precisione.
Con il suo consenso ve ne propongo alcuni.




















Centrino ricamato a punto Salamanca

giovedì 10 aprile 2008

Mia madre e i suoi ricami

Mia madre si chiama Carmela conosciuta come Melitedda è nata a Ortueri nel 1923. Prima di sette figli, nata anche lei in una famiglia di modesti proprietari terrieri (come mio padre), dopo la quinta elementare deve abbandonare la scuola: essendo la figlia più grande doveva aiutare la madre nel portare avanti la numerosa famiglia.
All’età di dieci anni infatti deve prendersi cura dei fratelli più piccoli, fare i lavori domestici e, se c’era bisogno, anche lavorare nei campi. Sperimenta troppo presto la fatica e il sacrificio.
A 17 anni, nel 1940, conosce mio padre, si fidanzano, ma durante i sei anni di fidanzamento stanno per la maggior parte del tempo lontani perché mio padre è più volte chiamato a svolgere il servizio militare. Si sposano nel 1946 subito dopo la seconda guerra mondiale in una situazione economica disastrosa per tutti.
Erano tempi in cui bisognava produrre tutto ciò che serviva per vivere, nascondendolo per paura che venisse sequestrato, mia madre racconta che nascondevano il grano nelle botti e nei solai.
La mia famiglia avendo il terreno da poter coltivare era avvantaggiata rispetto a tante altre famiglie che vivevano della “giorronada” (una giornata di lavoro) che non sempre avevano.
Il lavoro della terra dava loro tutto, perché seminando i cereali producevano il pane e la pasta che oltre alla loro alimentazione serviva anche per sfamare il bestiame:
I buoi, che davano loro aiuto nei campi; le mucche, che davano latte e carne; le pecore, che davano latte, carne e lana da filare e tessere per realizzare indumenti e biancheria per la casa.
Anche gli animali da cortile contribuivano al loro sostentamento con carne e uova, queste ultime utilizzate per i pasti, servivano anche per preparare gustosi e genuini dolci, ricordo il profumo dei dolci appena sfornati in particolare de is marigosos, pistoccos, papassinos, de sa truta de mazza de pistoccos ecc......
Coltivavano l’orto producendo verdure e legumi, la vigna che forniva uva e vino ed infine gli ulivi che davano prelibate olive da mangiare e ottimo olio per cucinare.
Anche se iniziavano a lavorare all’alba e finivano al tramonto, è chiaro che non potevano cavarsela da soli per poter fare tutto questo, infatti chiamavano delle persone che aiutavano in cambio di denaro o di prodotti della terra.
C’erano alcuni prodotti, come le castagne, che al mio paese mancavano per il tipo di clima non adatto e mi ricordo che mio padre le portava da Tonara dando in cambio del vino.
Mia madre nonostante la corporatura esile è sempre stata una donna forte sia nel sopportare la fatica fisica che nell’affrontare momenti dolorosi che purtroppo anche nella nostra famiglia non sono mancati.
Il carattere non sempre era pacato a differenza di mio padre che era più mite. E’ sempre stata una donna energica, una mamma premurosa e affettuosa, ha saputo crescere ed educare i sette figli con fierezza e orgoglio insegnandoci a vivere con semplicità e onestà.
Mia madre pur avendo una famiglia numerosa e tantissime cose da fare, senza l’aiuto degli elettrodomestici di oggi, trovava il tempo per il suo passatempo preferito: il ricamo a sfilato sardo, che naturalmente faceva la sera quando tutti i figli dormivano.
Anche se da diversi anni non può più realizzare le sue creazioni, io riesco ancora a vedere le sue minute dita che intrecciano il filo dando sfogo alla sua femminilità e alla sua fantasia di onesta e attenta madre di famiglia.
Ha realizzato dei lavori molto belli, dei quali ne riporto alcuni qui di seguito.




























































Mio padre e le sue poesie

Mio padre si chiamava Giuseppe, detto Peppe, nacque a Ortueri nell’agosto del 1914 da una semplice famiglia di piccoli proprietari terrieri, primogenito di due figli; sua sorella, più giovane di due anni, si chiamava Maria Ignazia.
A soli quattro anni rimase orfano di madre e affidato ad una zia mentre della sorella si curava un’altra persona.
Frequenta la scuola fino a conseguire la licenza elementare. Pur essendo bravo e intelligente ha dovuto lasciare gli studi a soli dieci anni per seguire il padre nel lavoro dei campi e nell’allevamento degli animali, perchè il suo contributo era indispensabile.
Ancora bambino ha dovuto assumersi responsabilità più grandi di lui in tempi in cui era molto difficile avere spazio per giochi e divertimento.
Bisognava diventare grandi prima del tempo!
A 20 anni parte da Ortueri per prestare il servizio militare a Rodi dove rimane per 18 mesi. Rientrato al paese vi rimane per alcuni anni finchè nel ‘39 viene richiamato, e per altri 6 anni rimane al servizio dello Stato.
(Conservo gelosamente la valigetta di legno che usava nei suoi viaggi, a piedi , da Iglesias a Ortueri con sopra inciso il suo nome e cognome).
Nel 1940 si fidanza con Carmela, detta Melitedda. Dopo un fidanzamento durato 6 anni, nel 1946 si sposano. In questa occasione viene fatta una grande festa alla quale viene invitata tutta la popolazione.
Dal loro matrimonio sono nati sette figli, Maria Caterina, Archelao, Giovanni, Maria, Nicolina, Antonietta e Salvatore.
Con sacrifici e duro lavoro insieme a mia madre ci hanno fatto crescere senza mai farci mancare niente, insegnandoci a vivere semplicemente e onestamente trasmettendoci la loro fede cattolica.
Io lo ricordo come un padre autorevole ma affettuoso, riservato, attento e severo al punto giusto senza mai ostacolare le scelte dei figli, anche se si rammaricava spesso del fatto che quattro dei suoi sette figli erano andati a lavorare “in continente”, (come si diceva prima) perché lui naturalmente ci voleva tutti vicini.
Mio padre aveva la passione per la lettura e spesso la mattina presto, dopo aver acceso il fuoco e preso il caffè, prima di andare in campagna si sedeva davanti al caminetto e leggeva a voce alta dando in questo modo la sveglia a chi ancora era a letto.
Aveva però una passione ancora più grande, ed era quella di scrivere poesie in sardo, le pensava spesso mentre tornava a casa la sera in groppa all’asino, poi le scriveva nel poco tempo libero che aveva a disposizione.
A chi legge queste righe ne voglio far conoscere alcune. Profumano di terra sarda, di amore, di natura, di genuina sacralità, e in quelle parole rivedo mio padre, sento la sua voce…………

Ortueri

Ortueri ses postu, o' bidda mia,
vicinu a su monte S’ Unturgione,
cun d’una modesta popolazione
e d’ogni abitante à fantasia.

A s’istrangiu di ada affezione
e d’ospita cun tantu e simpatia,
finzes in sa festosa occasione
ch’in piazza si canta poesia.

Ma de planimetria terriera
non tenes una grande espansione,
però ca tottu sa gente est attiva

cun vera passione da coltiva
e campa modestamente ogni persone
po cantu bivede in sa mondana isfera.

Su bestiamene

Su bestiamene est’una garanzia,
è de s’omine a disposizione
e a chie dà tentu simpatia
giai sà fattu una posizione.

Sa elveghe du fae s’angione
e casu e lana giai produia,
s’acca allèvada unu vitellu
e du tene su mere a fantasia,

custu vitellu ponede in istalla,
di raziona tottu s’alimentu
e tando ada a bessie tantu bellu

e poi si du endede a macellu
e su mere nd’abbarra cuntentu
ca si paga su tempus chi traballa.

Sa figu niedda

In Piradori sa figu niedda
giai tenede unu seculu passu,
cando giughede su fruttu matturau
custa matta pare ca foedda.

E s’amigu cun sa giovinedda
daghi su sapore anta gustau
sinde prenente puru un’iscartedda
de cussu fruttu tantu prelibau.

Sa zona de Piradori s’inde anta
ca tenede una matta seculare
chi attidi unu fruttu isquisitu.

Penzo chi ada a tenne su meritu
eloggios tanto a li pode dare
a custa fruttifera pianta.

Su rusignolu

Cando intendo su bellu rusignolu
mi fazzo sa parada curiosu,
ca a su cantidu seo ambiziosu
e su è d’intende m’atti consolu.

Su cinguettiu suo armoniosu
è sempre de allegria e non de dolu.
De su boscu ispica su olu
e si che ponete in su logu accrarosu,

ma custu rusignolu ammiro tantu
po su donu chi tenede de natura,
de armoniosa cantilena.

Ponete in allegria una carena
fine cando s’agattada in tristura
cun su suo armoniosu cantu.

Sa rondine

Sa rondine est’emigrante pigione
fae viaggios in logu lontanu
ma attraversa fine s’occeanu
po agattae giusta s’istagione.

E in Sardigna torrada in beranu
ma prena de amore e passione.
In d’unu filu elettricu si posa
e fae sa cantilena a su mangianu.

S’apprezza cussu bellu ciguliu
de cussa graziosa rondinella
chi a puddile fae sa serenada.

Sa gente chi è dromia sind’ischidada
cun sa oghe sua tantu bella
ma ch’incantada sa mamma e su pittiu.

Po s’emigrante 1

Giustu è su motivu
chi s’omine s’interesse
de su pregae a Deu
ca nd’abbarra cuntentu
cando chi d’invocada,
de certu a bonu coro
ca meda religioso
de Cristu funti amante.
In su religiosu ramu
unu santu in Assisi
faia caridade
cun affettu paternale
a s’ordine Francescanu
ancora esistente.

O’ cara amada gente
s’Istadu italianu
in cut’ora attuale
est’in difficoltade,
chi supera sa crisi
nde fazza richiamu
de tottu is emigrante
prite funti ansioso
d’essede in terra issoro.
O’ Maria Addolorada
cun su tuo interventu
s’umile muttu meu
pozza tennere appresse
esitu positivu.

Commente sa vida es passada (anno 1980)

Sessantases annos prima de oe
orfanu mamma mia m’à lassau,
e su tempus non fudi isviluppau
e non si podia tenne bonu proe.
Cantu difficoltade appo affrontau!
Chi oe in die pensando bi soe,
Tue Giovanni non tengiasa incuru
ca che prima su tempus no è duru.

Ma ca sa vida si ch’este attraessada
e si n’de podede formae unu diariu,
s’erriccu prima fu troppu usuraiu
mancu giada una giorronada,
non s'agattada mancu vestiariu
e i sa gente fu meda ispoggiada
tando chie a tesse fu capace
faiada is carzone de orbace.

Tue Giovanni no du considera
de commente sa vida si passàda
cust’orbace giughianta a crachera
e dae poi giai s’utilizzada,
su puliche faia sa manera
e immesu a sa tela si cuàda
e no tenia cando e mossigae
a daghi si poniada a pappae.

Dae s’iscannu si nde pesa rizzu
e andaida a si puligae
prite ca di pigada a iscrafingiu
e cheria su puliche criccae,
però no d’à pozziu acciappae
ca sartiau che di fu de pizzu
e cussu animaleddu maladittu
de si fuie n’da fattu approfittu.

Si torrada a ciccie in sa cadira
ma puliche nde jughede atterunu,
tando veramente giai s’aira
e di dispraje ca ancora è digiunu.
Po esse su fattu pius comunu
tando is pantalone sinde tira
di si giada una bona iscuttulada
ma sempre cun fastidiu restada.

Giai sese arrazza e animale
a c’arrennescede a sinde fuie
o siada a de notte o a de die
disturba de sa gente su morale.
A una cert’ora si du agatta male
ca sa persone da fae suffrie
fines cando si croccada in su lettu
s’iscrafingiu di fae bruttu effettu.

Su puliche cando s’inchietta
giai è veramente insidiosu.
Sa persone si ponete a riposu
e si cuada in’s parte segreta,
disturba s’isposu cun s’isposa
cando s’ora felice dos ispetta.
Est’unu animaleddu tantu furbu
chi à s’ora pru bella già disturbu.

Sa limba mia brullàna foedda
prite a su versu tengio passione
s’isposa iscrafe cudda chistione
s'isposu intra sa manu a sa unnedda
massimu chi este una bella giovinedda
e tenede amorosa passione,
ma s’istringhente appare chi s’istimana
e su puliche prusu no du frastimana.

A tanto male du è s’arremediu
però du à medissimos insetto
chi a sa gente procurada difettu
ma como funti postoso in assediu,
ca s’America nos’ à cuncediu
su D.D.T. chi fade effettu,
insetto nocivo do distrui
e cun cussu su puliche non fui.

Po s’emigrante 2

O’ caru amigu chi sese emigrante
e chi in giovane edade ses partiu
a su trabagliu po esse costante,
ti ses in terra angiena istabiliu.


Sia sempre de seriu sentidu
non sia de animu mancante,
si de sa terra tua se distante,
sias de sa fortuna favoridu.


Giai biese cun sa crisi italiana
chi à postu in disagiu s’onestade
e tanto fizzos caros sun fora,


ma cun s’aggiudu de Nostra Signora
as’ affrontae ogni difficoltade
e torres prestu a sa terra isolana.

Andando a su monte a su mangianu

Sona sa campana a su mangianu
chi annunzia sa Santa Ave Maria
e dognia credente cristianu
su signale de sa rughe si faghia,
poi faede una pregadoria

po du podere aggiudae fittianu.
Si a Maria de coro da pregada
sa grazias chi pedini di accanzada.

Po Sant’Antoni de Padova

Su millechetunorantachimbe fu naschiu
Sant’ Antoni in Lisbona in sa cittade
ma puru ancora in sa giovane edade
a Padova de certu fu benidu.

Su estire francescanu ia bestidu
po preigae sa santa beridade
e affrontando ogni difficoltade
fines in Francia giai fidi arrividu.

Canonizau su milledughentostrintaduos.
A Padova ancor’oe e sa reliquia
s’umanidade giai du manifesta,

su treighi de lampadas è sa festa
po custas tant’operas proficuas
su mundu d’offridi is onores suo.

Anniversario matrimonio (Ortueri 9.01.1982)

Fudi una grande impresa
chi à bogau fama
su è Raimondo Usai,
omine de bonu coro
in sa vida comuna,

su è ischie penzae
e non fudi un’usuraiu
e à tentu bona sorte,
chi funti una meraviglia
in cosas chi progettada
tentu anta utiles manno.
Cun su suo morale
sempre fu rispettau
comente digna persone
e n’dia tentu proe
prite non fu palese.

In su barantasese
appuntu in die de oe
Melitedda e Cambone
aianta istipulau
su cuntrattu coniugale.
E cun s’andae de is annos
giai si este allevada
una grandu famiglia
oe sanos e fortes.
E in custu anniversariu
dis chergio augurae
chi tengianta fortuna
a su cuntentu issoro,
e non immentighente mai
su babbu e sa mamma
chi sunti enindo in beccesa.

Augurios po duos isposos

A filae e a tesse
du è chere guida
cun attu laboriosu,
chi tessente a cumoni
su traballu es perfettu,
s’opera tantu bella
depiad’esse bellissima.

O’Maria Santissima
chi ses sa sentinella
in conchera e’ lettu,
s’umile preghiera
ti rivolge Cambone
a custos isposos
dos cunfortes in vida
concedi ogni benessere.

Abrile

Abrile su mese de incantu
chi semeno in sa terra ogni fiore
in dogni coro risveglia su cantu
in s’anima palpita s’amore.

Ti narran sos fidele mese santu
chi in abrile è rinadu su Signore
fine su massaju e su pastore
benidi abrile e s’ispetta tantu

ca faede in sa campagna sa pastura
po s’alimentu de is’animale
e nde godi s’umanu movimentu

e ognunu nde resta cuntentu
cun bonu sensu e bonu morale
ca godidi de is donos de natura.

Per la festa di san Nicola 1

A sa fine de su terzu seculu fu naschidu
Nicolau s’illustre Monsignore,
este de Ortueri protettore
fu de antiga data istabilidu,

custa idda di tene tantu amore
e d’amira cun seriu sentidu
in maju a' sa festa istituidu
e po tempus presente e benidore

a tottu cantos minores e mannos
Nicolau nos benzada in aggiudu
si ses de bene unu protagonista,

ma a sessantasese is chi porto a vista
gradie affetuosu su saludu
po pode fae sa festa a medas annos.

Per la festa di san Nicola 2

Giai mi atti recreu
su momentu festosu,
mi diverto cun compagio
giovanos e anziano,
Cambone si affraterna
cun tantu gente amiga
e onestas persone
ha decisu ‘e cantae
ca de su presidente
s’invitu appo arrecidu
e occupo unu postu
senza tenne s’onore,
Nigola protettore
de su paisu nostu
bio c’ha riunidu
innoghe tanta gente
po pode rinnovae
una decisione
fatta in epoca antiga,
oe a s’era moderna
o’ caros paesano
e ancora a is’istrangio
gradie affettuosu
unu saludu meu.

S’arangiolu

Unu pitticu insettu è s’arangiolu
però tenede un’arte po natura,
s’impegnada in sa tessitura
e traballando giai è sempre solu

daghi d’osserva sa punteggiatura
s’agiona si ricama su nenzolu,
daghi s’isposa di atti consolu
pritte faede una bella figura.

Ca s’arangiolu fu su primu artista
an copiau tantas tessingiana
e veramente d’an tentu interessu

ca ch’est avanzau su progressu
già tessente su linu e i sa lana
e de su mondu est’una conquista.

Su burricu

Utile animale è su burricu
massimu cando este agricoltore

est’in aggiudu a su tribagliadore
di carriga laore, pala e piccu


e meda d’utilizza su pastore
chi’in sa campagna di ponete afficu
esse poberu o essede erricu.
A s’antiga molìa su laore


ca su primu macchinariu fu sa mola
e su burricu già fudi a s’appellu
e du podia giunghede sa femmina

tando essiada bianca sa farina
e su pane essiada tantu bellu
o essere a zicchi o cola cola.

S’omine e su juale

S’omine duos boes ha domadu
cun’du aradu a du giughede a tira
po esse su laore semenadu
ch’in sa terra fecundada e respirada

e unu carru cun rodas chi giranta
cun su tempus s’haia preparadu
po esse su lore trasportadu.
Tottu s’umanidade già du ammira,

ma daghi custu trighu eni fecundau
tottu cantu s’umanu movimentu
de certu giai nde faede approfittu

po podere isfamae s’appitittu
due cherede de pane s’alimentu
po su tribagliadore in custu mundu.

Su cane

Su cane es fidele a sa persone
prit’este unu sensibile animale
puru capitanta is occasione
ei nde pode salvae unu male,

ca appeddada e fae su signale,
su mere piga disposizione
nossia chi due sia su rivale
si ponede in s’appostazione.

Osserva finamente su pastore
e in sa campagna paschendo su gregge
e a su tempus di faede isfida,

du tene su cane po guida
ch’in dogni occasione du protegge
de margiane ch’es vile aggressore.

Elogiu a una matta de olia

Una matta de olia colossale
giai da tengio in su meu terrinu
su tempus isfida de continu
est a bersagliu de ogni temporale,

ma a bolta mi cando vicinu
e nd’osservo su donu naturale
opera digna de su Deu divinu.
Su fruttu tene fama mondiale,

ma ca fu de natura bonu seme
es prantada in sa terra a fantasia
merita de di fae tantu onore,

ca finese a Cristu Redentore
diant’offertu prama cun olia
in is piazza de Gerusaleme.

Po una matta seculare

Una matta de crecu in Piradori
es de ramos robustos possidente,
in s’attongiu sa foza s’iscolori
e su entu nde da eta certamente,

in beranu de nou si fioridi
in s’umbra si riposa tanta gente
e ca sa natura du favori
lande attidi abbondantemente.

unu procu si podere ingrassare
poi ches grassu si podede ochire,
fae sa provista de sa famiglia,

ma custu crecu est’una meraviglia
elogiu certu si devede offrire
a custa grandu matta seculare.

Maria Addolorada

Maria creatura immaculada
fudi iscelta de su Divinu,
depia parturie unu bambinu
e diventae mamma addolorada.

Ca de ogni persone ista vicina
su mundu tantos titolo li dada,
su chi es credente da prega continu
po aede una grazia accanzada.

Si Maria su grazu du has potente
datu chi sese a su fiancu de Deus
salva s’ummanidade dae s’errore,

giai ies, su mendanu abitatore
oe andando de male in peus
poite es diventau prepotente.

Po Ninnicu Onale 1 (un amico)

Gia chi Ninnicu mas fattu s’invutu
gia so ennidu po ti cuntentare
e in cust’ora nde fazzo aprofittu
custu logu po pode visitare,

si custa inza deves trivagliare
d’esse ricunpensadu su dirittu
e soddisfazione d’ada dare
cun s’agiudu de Deus infinitu.

Gia chi Ninnicu traballas fidele
benza bundante sa produzione
po prennede unu grandu magasinu

puru eccellente divente su inu,
e s’auguru chi ti gia Cambone
chi a chent’annos bengias a suele.

Po Ninnicu Onale 2 (un amico)

Un’individu chi es de cabale
sempere simpatia s’aquista
Ninnicu ad ochittu su mannale
apposta po si fae sa provista,

ada invitau amigos corale
unu dottore e unu farmacista
atteros elementos sunti in lista
tottus persone de bonu morale,

a suele si es fattu s’ispuntinu
in allegria e in divertimentu
cun Ninnicu fizzos e muzere.

Cambone gia d’ha tentu piaghere
d’ognunu istau ndes cuntentu
pasteggiando e bufando bonu inu.

Po Melita (scritto per la fidanzata nel 1939)

Ite bella sa tumba
de su ministru Gianu
in su mundu ha lassau
opera virtuosa.

Ite bella sa tumba
ite vida penosa
passa s’innamoradu
chi s’agatta lontanu
de s’amada culumba.

Po Melita1 (scritto per la fidanzata nel 1939)

Su coro mi d’inserra
ca fazzo sa partia
po permanenzia breve
a sa terra de su moro,
su pensamentu ola
a sa terra nadia.

Sa trista mente mia
pregada santu Nigola
chi de custo duos coro


s’amore conserve
finzes a s’isfinitia
de custa cara terra.

Po Melita2 (scritto per la fidanzata nel 1945)

S’omine capricciosu
cun criteriu sanu
costruiu ha de nou
opera de valore
chi parente unu ispantu
tene tantu meritu
s’opera tantu bella.

S’omione capricciosu
o’ cara rondinella
termino custu iscrittu
saludandodi tantu,
arreci cun amore
dae s’amore tou
un’istrinta de manu
e su basu affettuosu.

Po Melita3 (scritto per la fidanzata nel 1945)

In su mese de abrile
su campu è semenau
de frores cantu mai,
custu preparamentu
in campos oscuros
produi prontamente
sa bella primavera
chi parede un’incantu
su mantu puru etta
a fruttifera mattas
da cherede abbellie,
de natura dipende
cussa bella allegria.

In su mese de abrile
cara culumba mia
cuntentesa mi rende
ca mi faghese ischie
chi felice ti agatta
in salude perfetta
cun sa famiglia intera,
geo ottimamente
m’agatto attretantu
custu ti du asseguro,
soli calchi momentu
cara! Suspiro assai
po de cara rosa gentile.

Po Melita4 (scritto per la fidanzata nel 1945)

Su nou imperatore
nanca anta incoronau
in sa die de s’Assunta,
medas anta gradiu
s’incoranada sua,
sa gente cun sorrisu
offertu d’anta alloro
po ringraziamentu
ca si du meritada.

Su nou imperatore
cara Melita amada
non crese cantu cuntuntu
m’est istau su coro
sue agatae incisu
in sa lettera tua
unu ramu fioridu
cund’una rosa in punta,
forzis mi l’has mandadu
in signu de tantu amore.

la mia terra

Due personaggi illustri e amanti della Sardegna l'hanno definita così:


"Questa terra non assomiglia ad alcun altro luogo. La Sardegna è un'altra cosa: incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo.È come la libertà stessa."(David Herbert Lawrence, da Mare e Sardegna, 1921)


« La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso »(Fabrizio De André, 1996)

Io non saprei cosa aggiungere, queste due riflessioni rendono benissimo l’idea della bellezza della Sardegna, manca solo un elogio alla sua popolazione per l’orgoglio e la fierezza che provano ad essere sardi.
In giro per le sue fantastiche e incontaminate spiagge con i miei figli e mio marito abbiamo scattato tantissime foto, alcune ve le propongo.































































il mio paese


Ortueri è un piccolo paese situato nel Mandrolisai, nel cuore della Sardegna, a 586 mt. sul livello del mare; il suo territorio è ricco di foreste di querce, sughere, lecci e di numerosi vigneti che danno un ottimo vino. In passato il suo nome era spesso legato ai manufatti in sughero e alla tessitura dell’orbace, usato per, la realizzazione dei tradizionali costumi e tappeti.
Fino al 1880 l’orbace si portava alla festa di Santa Reparata di Usellus (le tessitrici e rivenditrici ortueresi si distinguevano con il nome di “brabarixinas"). Attualmente le risorse della popolazione sono legate alla pastorizia, all’estrazione del sughero e all’artigianato in particolare alla tessitura, abili tessitrici realizzano rinomati tappeti, copriletti, tende, arazzi e altra biancheria per la casa.
Il borgo è di origine medioevale. I primi abitanti si stanziarono nelle località Travi ed Alas Ruinas che erano state in precedenza colonie dei romani; numerosi resti di epoca romana si ritrovano infatti nel territorio, come la pietra con epigrafe funeraria nella zona di Pedra Litterada che fino al 1932 presentava anche una necropoli. Sono ugualmente interessanti i siti archeologici presenti in altre località: Pranu è Laccos (dove ci sono dei sarcofaghi che portano iscrizioni dedicate agli dei Mani), Prochile Campu, Lassai, Brabarghinos e Licorì che offrono resti di notevole interesse.
Nel corso dei secoli Ortueri fece parte della curatoria del mandrolisai del giudicato di Arborea ed in seguito, nel periodo sabaudo, fece parte della contea di San Martino, feudo dei Valentino.
Oggi il monumento più importante è la chiesa di San Nicola, patrono del paese, il campanile, alto 38 mt, è il secondo in Sardegna per altezza (ultimato nel 1844). L’inizio della sua costruzione risale al 1786 per ordine di Mons. Giuseppe Luigi Cusani della Diocesi di Oristano e su progetto dell’ingegnere Carlos Mayno. Girovagando nella rete ho trovato alcune curiosità sulla costruzione della chiesa: il desposito iniziale per poter cominciare i lavori era di
Lit. 239,15, la pietra trachite, proveniva dalla cava di Santa Vittoria (tra Nughedu e Neoneli) e un carro costava 2 soldi. I tagliatori erano di Ovodda, i ferri e gli attrezzi necessari si portavano da Oristano e da Cagliari. Per il viaggio di andata e ritorno a Cagliari ci volevano cinque giorni e si spendevano 12 lire per quattro cavalli e 4 lire per il vitto. Il legname arrivava da Tonara; la calce da Samugheo. I mattoni si fabbricavano a Ortueri (forse nel luogo vicino, che oggi conserva il nome di "prazza 'e forraghe" cioè piazza della fornace); li produceva un certo Antonio Bona, il quale prendeva 2 scudi ogni 500 mattoni ("ladrillos" o “ladrari”). Per la costruzione grezza della chiesa fino al 1802 vennero spesi circa 11.483 lire.


Alcune delle informazioni che ho riportato sono state prese da siti internet.


Interessante è poi la chiesa campestre di Santa Maria posta sopra una collina non lontana dal paese. Nel 1923 fu demolita e riedificata dalle fondamenta con altro disegno e proporzioni quasi triplicate. (la costruzione terminò nel 1927). Un ulteriore intervento di consolidamento venne eseguito intorno agli anni Ottanta con il generoso contributo della popolazione di Ortueri.
All’uscita del paese andando verso Sorgono c’è una piccola cappella chiamata “capelledda” costruita nel 1925 da Fra Illuminato Cabiddu, un frate francescano che durante la prima guerra mondiale venne gravemente ferito. Attribuì la sua guarigione a un miracolo della Madonna e in segno di riconoscimento, con l’aiuto della sua famiglia fece costruire questa cappella.
Di particolare interesse naturalistico sono l’impervia punta di Sa Pedrarba (mt.813), su cui svettano le rocce granitiche di Sa conca ‘e S’Isteddu ed il parco Mui Muscas con rigogliose sugherete, habitat naturale dell’asinello sardo che è possibile avvistare in piena libertà. Oltre agli esemplari di asino sardo nel parco vivono altre specie di animali selvatici come lepri, cinghiali, conigli selvatici e non di rado si può avvistare l’aquila reale.
















Il territorio in cui si stende il parco è ricco di sorgenti d’acqua, una di queste, quella di “Campu Majore”, in antichità, fu ritenuta curativa per i malati di malaria.





Le mie origini

Mi chiamo Nicolina, sono nata cinquant’anni fa a Ortueri (un piccolo paese della provincia di Nuoro), nella Sardegna centrale, da una famiglia di modesti proprietari terrieri. Ho vissuto una infanzia e una adolescenza serene insieme ai miei genitori e ai miei fratelli e sorelle.
Mio padre Giuseppe, grande lavoratore e fiero della sua origine, mia madre Carmela, donna piccola di statura ma grande nell’organizzare la vita familiare. Provenienti anche loro da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, sono sempre vissuti nella semplicità e onestà dedicando tutta la loro esistenza al sostentamento della numerosa famiglia, lavorando le loro terre e allevando gli animali producendo tutto ciò che era necessario per vivere una vita tranquilla senza mai far mancare niente ai propri figli.
Nella mia famiglia ho vissuto fino a vent’anni e dopo aver conseguito un diploma di scuola superiore alla fine degli anni Settanta, come tanti ragazzi della mia età, ho deciso di partire perché il mio paese non mi poteva dare il lavoro per cui avevo studiato.
Come meta delle mie speranze ho scelto Firenze, città che mi ha sempre affascinata per la sua bellezza artistica. Con un po’ di difficoltà e sacrificio iniziale sono riuscita ad avere quello che sognavo: un lavoro che mi consentisse di vivere con l’onesta e la semplicità che i miei genitori mi avevano insegnato e crearmi anche una famiglia.
A Firenze ho trovato il lavoro, che tuttora svolgo, e ho conosciuto un ragazzo, Felice, di origini napoletane legato come me ai valori della famiglia, onesto, affettuoso e con un cuore grande. Dopo un fidanzamento durato sette anni abbiamo capito che il sentimento e le affinità che ci univano erano forti tanto da poterci creare una famiglia, io ero sicura che Felice sarebbe stato non solo un marito affettuoso e comprensivo ma anche un padre attento, disponibile, paziente e presente.
Nel 1988 Felice è diventato mio marito. Dalla nostra unione sono nati due figli meravigliosi: Federico e Daniele due ragazzi diligenti, seri e vivaci, li amo più di ogni altra cosa, a loro auguro un mondo di bene.
Sono grata a Firenze perché adottandomi ha contribuito a realizzare i miei desideri.
Ormai sono trent’anni che vivo in Toscana, mi sono adattata al modo di vivere dei fiorentini mai dimenticando però le mie origini, la mia famiglia, il mio paese, la mia Terra. Tutti gli anni torno volentieri nella mia Terra insieme a mio marito e ai miei figli, che più di me sono innamorati della Sardegna e dell’incantevole mare che ancora conserva.