giovedì 10 aprile 2008

Mia madre e i suoi ricami

Mia madre si chiama Carmela conosciuta come Melitedda è nata a Ortueri nel 1923. Prima di sette figli, nata anche lei in una famiglia di modesti proprietari terrieri (come mio padre), dopo la quinta elementare deve abbandonare la scuola: essendo la figlia più grande doveva aiutare la madre nel portare avanti la numerosa famiglia.
All’età di dieci anni infatti deve prendersi cura dei fratelli più piccoli, fare i lavori domestici e, se c’era bisogno, anche lavorare nei campi. Sperimenta troppo presto la fatica e il sacrificio.
A 17 anni, nel 1940, conosce mio padre, si fidanzano, ma durante i sei anni di fidanzamento stanno per la maggior parte del tempo lontani perché mio padre è più volte chiamato a svolgere il servizio militare. Si sposano nel 1946 subito dopo la seconda guerra mondiale in una situazione economica disastrosa per tutti.
Erano tempi in cui bisognava produrre tutto ciò che serviva per vivere, nascondendolo per paura che venisse sequestrato, mia madre racconta che nascondevano il grano nelle botti e nei solai.
La mia famiglia avendo il terreno da poter coltivare era avvantaggiata rispetto a tante altre famiglie che vivevano della “giorronada” (una giornata di lavoro) che non sempre avevano.
Il lavoro della terra dava loro tutto, perché seminando i cereali producevano il pane e la pasta che oltre alla loro alimentazione serviva anche per sfamare il bestiame:
I buoi, che davano loro aiuto nei campi; le mucche, che davano latte e carne; le pecore, che davano latte, carne e lana da filare e tessere per realizzare indumenti e biancheria per la casa.
Anche gli animali da cortile contribuivano al loro sostentamento con carne e uova, queste ultime utilizzate per i pasti, servivano anche per preparare gustosi e genuini dolci, ricordo il profumo dei dolci appena sfornati in particolare de is marigosos, pistoccos, papassinos, de sa truta de mazza de pistoccos ecc......
Coltivavano l’orto producendo verdure e legumi, la vigna che forniva uva e vino ed infine gli ulivi che davano prelibate olive da mangiare e ottimo olio per cucinare.
Anche se iniziavano a lavorare all’alba e finivano al tramonto, è chiaro che non potevano cavarsela da soli per poter fare tutto questo, infatti chiamavano delle persone che aiutavano in cambio di denaro o di prodotti della terra.
C’erano alcuni prodotti, come le castagne, che al mio paese mancavano per il tipo di clima non adatto e mi ricordo che mio padre le portava da Tonara dando in cambio del vino.
Mia madre nonostante la corporatura esile è sempre stata una donna forte sia nel sopportare la fatica fisica che nell’affrontare momenti dolorosi che purtroppo anche nella nostra famiglia non sono mancati.
Il carattere non sempre era pacato a differenza di mio padre che era più mite. E’ sempre stata una donna energica, una mamma premurosa e affettuosa, ha saputo crescere ed educare i sette figli con fierezza e orgoglio insegnandoci a vivere con semplicità e onestà.
Mia madre pur avendo una famiglia numerosa e tantissime cose da fare, senza l’aiuto degli elettrodomestici di oggi, trovava il tempo per il suo passatempo preferito: il ricamo a sfilato sardo, che naturalmente faceva la sera quando tutti i figli dormivano.
Anche se da diversi anni non può più realizzare le sue creazioni, io riesco ancora a vedere le sue minute dita che intrecciano il filo dando sfogo alla sua femminilità e alla sua fantasia di onesta e attenta madre di famiglia.
Ha realizzato dei lavori molto belli, dei quali ne riporto alcuni qui di seguito.




























































1 commento:

elisabetta ha detto...

veramente belli i lavori a sfilato sardo fatti da tua madre. Complimenti vivissimi. A me piace molto il filet sardo e nel mio blog ne ho messo alcuni. Certo lo sfilato è molto più .... faticoso, ma si rassomigliano. Ciao da Elisabetta